"Nelle persone, nei sentimenti e in tutte le altre realtà della nostra esperienza c’è spesso un punto impercettibile a partire dal quale quelle persone, quei sentimenti, quelle realtà cessano per sempre di essere gli stessi. Un punto dal quale in poi diventano un’altra cosa rispetto a come li conoscevamo, se non addirittura l’opposto.
Sono punti elusivi, luoghi infinitesimali; e forse più che veri e propri punti sono meri effetti logici, perché di fatto esistono non in sé ma solo come demarcazione tra il prima e il dopo di quella determinata persona, di quel determinato sentimento. Comunque sia, esistono: e già questo – per me – è un irresistibile stimolo a cercare ogni volta di individuarli, di esplorarli. In realtà il mio vero sogno sarebbe di abitarli, di potermi insediare in quelle straordinarie terre di nessuno, così meravigliosamente dense di tutto ciò che separano.
Quello classico è il punto dal quale in poi non sei più bambino, l’istante miliare della tua esistenza in cui ti sei inconsapevolmente disfatto dell’io con cui sei nato, per infilare quello con cui morirai. Ovviamente è il più affascinante di tutti: ma è anche impossibile da raggiungere, piantato com’è nelle propaggini più infide della memoria, conficcato in quel gran deserto di passato che nessuno Schliemann si sognerebbe mai di poter esplorare. Ma non importa, perché ce ne sono migliaia d’altri, di questi punti: un vero e proprio firmamento, e tutti più vicini di quello, tutti più concreti, quindi perfetti per alimentare di volta in volta la tua ossessione di poterli conoscere… " (da "Non muore nessuno" di S. C. Perroni)
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