sabato, giugno 16, 2007

VOGLIO LA RIVOLUZIONE

Voglio la rivoluzione, nient´altro che la rivoluzione. La voglio da me
stesso, prima ancora che dal mondo. La voglio perché la furberia
dolciastra e la scalmanata indifferenza hanno preso in mano i territori
della parola e anche quelli del silenzio. Chi scrive viene tollerato a
patto che rimanga nel recinto. Le sue ambizioni possono essere anche
altissime, ma solo se vengono esercitate in luoghi millimetrici,
invisibili. I fanatici della moderazione avanzano ovunque. In politica
come in letteratura.

Io sono fuori dal mondo e fuori dalla vita. Non è un merito e spero non
diventi una colpa. È andata così e sono fatti miei. Dal luogo in cui
parlo, con la morte che mi passa nel cuore molte volte al giorno, io
sono costretto ad ambire alla rivoluzione, non ho altra scelta. E se
guardo un albero non gli chiedo soltanto di farmi ombra, e se vedo una
donna non mi accontento delle solite cerimonie, voglio l´infinito e non
mi basta neanche quello, dell´infinito voglio la radice, il luogo in cui
inizia, voglio sentire come è cominciata questa infiammazione, questo
delirio della materia che chiamiamo vita.

Ogni tanto qualcuno mi consiglia una cura: mastica bene... cammina... prendi
i fiori di Bach...lascia il computer...mangia il riso integrale.

Io lo so che non ci sono cure, lo so che si muore veramente e la prima
rivoluzione è contro chi applaude ai funerali, chi non porta più il
lutto, chi nasconde la morte dentro gli ospedali.

Per me non c´è cura e allora c´è solo la rivoluzione. Non credo neppure
nella pace dell´attimo, non credo nella distrazione dell´attimo. Io
voglio correre sulla pista del tempo, con gli occhi aperti come una
voragine. Venitemi dietro, dico ogni tanto. È un dire guastato dalla mia
insicurezza, come se apparissi uno che non ha un luogo dove condurre in
pace l´esasperazione che ribolle nascosta in ogni petto, ma solamente
vuole placare la propria infantile insicurezza.

Rimane la sensazione che ogni intelletto sia messo a riposo dal
disincanto e si cammina tutti sull´acque dell´ovvio e irrimediabile
disastro che ci aspetta.

La rivoluzione significa non solo spostare o abolire i poteri, ma
cambiare posto alle mani e al cuore. Dare a ognuno un nuovo corpo,
ignoto e lontano come il cosmo, familiare e sicuro come gli abbracci di
una madre.

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